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Le nostre radici: Giovanni Bosco e Maria Domenica Mazzarello

Nel freddo di una nebbiosa notte del febbraio 1827 un ragazzino di 12 anni lascia alle sue spalle una casa povera, riscaldata solo dall’affetto della mamma, per cercare, come altri suoi compagni, un lavoro che permetta di sopravvivere alla miseria che in quel tempo imperversa nella campagna piemontese. Tra le sue mani stringe un piccolo fagotto con alcune camicie, due libri, una pagnotta, ma i suoi occhi brillano di un sogno speciale: dare una speranza a tutti quei ragazzi che, privi di ogni conforto materiale e spirituale, sono sopraffatti dalle avversità della vita. Il piccolo Giovanni Bosco impara, negli anni, a raccogliere intorno a sé schiere di coetanei cui riesce a comunicare amicizia sincera, affetto e amore per il Signore.
Cresciuto nella fede e consolidato nelle proprie convinzioni, Giovanni entra in seminario nell’ottobre del 1835 per consacrare definitivamente la sua vita al servizio della Chiesa e dei giovani. Dopo esser divenuto sacerdote Don Bosco riconosce nella Torino del tempo, la più europea fra le città italiane, il campo fecondo per realizzare i propri ideali. Proprio lì, in occasione della festa dell’Immacolata del 1841, il giovane prete inizia il catechismo per i ragazzi sbandati che a quel tempo affollavano le strade di Torino, in piena rivoluzione industriale.

Lo stesso Don Bosco, molti anni dopo, riconoscerà in quell’8 dicembre 1841 la data da cui prende avvio tutta la sua opera educativa. Egli non si limita alla formazione religiosa, ma offre a quei giovani che popolavano i cantieri e le periferie della città, una casa per essere accolti, un cortile per giocare, una scuola per studiare, una Chiesa per pregare.
Nucleo dell’oratorio di S. Francesco di Sales, la prima opera salesiana, sarà la “Tettoia Pinardi”, inaugurata nella Pasqua del 1846: uno stabile situato a Valdocco, il più malfamato quartiere di Torino. Tra quelle anguste mura, il 26 gennaio 1854, Don Bosco accoglierà l’impegno di un piccolo gruppo di giovani decisi a spendere la propria vita al servizio dei ragazzi e della missione educativa del sacerdote torinese: da questo sparuto gruppo avrà origine la congregazione dei Salesiani oggi diffusa e conosciuta in tutto il mondo.


Negli stessi anni in cui Don Bosco iniziava ad occuparsi dei giovani emarginati nella città di Torino, in un piccolo paese del Monferrato, Mornese, una ragazza, Maria Domenica Mazzarello, dopo aver appreso il mestiere di sarta, avvia un piccolo laboratorio di cucito per le adolescenti del paese. Successivamente, insieme alle sue amiche, apre un oratorio e una piccola casa di accoglienza in cui educare le bambine ai valori cristiani. Un giorno, ormai depauperata delle sue energie fisiche a causa del tifo contratto, riflettendo su come avrebbe potuto continuare a fare del bene, ebbe l’impressione che la Madonna stessa rafforzasse la sua vocazione ad occuparsi delle giovani del paese con le parole: «A te le affido».

Le strade percorse dai due educatori accomunati dalla stessa scelta di vita, dedicarsi completamente al bene dei ragazzi, finirono per convergere. Era l’ottobre del 1864, quando Don Bosco, in visita ai paesi del Monferrato insieme ai suoi giovani, incontrò Maria Domenica con le sue compagne. Sarà lo stesso Don Bosco, nel 1872, a dare il nome di “Figlie di Maria Ausiliatrice” al nascente Istituto aggregato alla Società Salesiana. I due Istituti, Figlie di Maria Ausiliatrice e Salesiani, andarono sviluppandosi rapidamente superando i confini regionali per estendere in tutto il mondo quell’opera di educazione integrale dei giovani che tutt’oggi prosegue.

Il sogno dei nove anni

Tutta l’opera educativa di Don Bosco è segnata profondamente da un sogno che il santo fece a nove anni. Egli racconta di essersi trovato in un cortile affollato da ragazzi che schiamazzavano, bestemmiavano e si picchiavano tra loro e di aver usato pugni e parole per tentare di separarli. In quel momento gli apparve un uomo che disse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai acquistare i tuoi amici».
Uno dei cardini del sistema preventivo di Don Bosco si fonda infatti sull’amorevolezza. Il sogno prosegue con l’apparizione di una misteriosa signora, nella quale poi Don Bosco riconoscerà la Madonna, che mostra gli stessi giovani trasformati in agnelli e commenta così l’accaduto: «Ecco il tuo campo dove dovrai lavorare. Renditi umile, forte e robusto».
É un invito ad impegnare tutte le forze in prospettiva della sua missione utilizzando ragione e fede che, assieme all’amorevolezza, costituiscono i pilastri del sistema preventivo.

Come l’opera educativa di Don Bosco nasce dal sogno dei nove anni, così la missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore Salesiane) trae origine da un’intuizione profetica di Maria Mazzarello, così narrata dalle fonti storiche: «Passava un giorno per Borgoalto, quando le parve di vedere di fronte un gran caseggiato, con tutta l’apparenza esteriore di un collegio di numerose giovanette. Si fermò a guardare piena di stupore e disse fra sé: “Cos’è mai questo che io vedo? Ma qui non c’è mai stato questo palazzo! Che succede?” E sentì come una voce: “A te le affido”. Maria si allontanò rapidamente di là e procurò di non ripensarvi; ma sì, quelle giovanette erano sempre lì, quasi a chiamarla, specialmente ogniqualvolta era costretta a ripassare per quell’altura».